...ci sono incontri che nemmeno lo stupore più forte può spiegare...accadono con una meraviglia che supera il tuo pensiero...da un pò volevo condividere queste meravigliose parole ma forse le custodivo gelosamente...appese alle pareti del mio cuore...ora sono pronta a liberarle e a ringraziare ancora una volta la bellissima persona che a me le ha regalate...disegnandomi con una penna strabiliante che mi rende assai orgogliosa...grazie Martina...e grazie per il nostro viaggio...
GIALLO IN VIAGGIO VERSO QUEL CHE NON SARÀ CARDINALE DI TRAMONTO
di Martina Toniolo
Parte con alle spalle un sole assonnato,
ciò che dello stesso colore contorna i tuoi occhi.
Parte con un sole regalo,
ciò che i miei non san regger senza colui che è stupore.
Voi punti di riferimento.
Lenti a fuoco, e la strada impensabile si rivela breve.
Nulla che esca da quelle portiere bianche,
litiganti emozioni, e, vive,
in un’autostrada di mie incognite;
vive come mai,
simili come non penseresti.
È stato lo stesso raggio il nostro contatto in questo mondo.
Ne ha la velocità, il calore e la bellezza,
colui che è stupore.
Partito chissà da dove nello scandir dei minuti.
E partito, come ci siam dette, al nostro individuale inizio.
Autostrada senza traffico se non di incognite pulsanti.
E in miniatura me lo ritrovo rassicurante al dito,
catena sul petto,
appuntato ai lobi,
ciò che il mio inchiostro non scrive mai.
Minuto in te e tutto rivela essenza di emozioni in felice litigio.
Ed è così che allontano la paura.
Mi son fidata delle sue storie narrate,
mi sono ritrovata in quelle lette sulla tua voce,
dopo che avevi conosciuto come io non fossi sintesi.
Ma la trovo ora, minuta per te.
Scanner di vita spalmato su anima.
Delicato raggio,
giallo dello stesso oro di cui non c’è bisogno.
Nessun aumento di luce,
solo il sole,
allo stesso modo rotondo,
che rivede sé stesso in cascate,
e non si stupisce di come non serva l’oro per impreziosirsi d’anima.
E non mi stupisco di un mondo che innalza le sue bellezze.
E non mi stupisco di un mondo che già madre
ti porta nel suo creativo grembo.
Parte con un sole assonnato
baule di viaggio alle nostre spalle,
ciò che il tuo contorno occhi non trattiene
e ne ha lo stesso immortale colore.
Colore a cui non sono abituata,
colore che non scelgo mai…
ma ne desidero la luce, ne sento il tepore.
Ne sto desiderando il bagliore che produce,
intorno ad un mondo innalzato, stupita dalle sue meraviglie.
Tu punto di riferimento.
Tu, tra delicata fragilità gioiosa.
E mi apri il tuo scrigno d’asole libere.
E ti svuoto il mio,
per far posto a ciò che di te porterò
tra le parole che non so imprimere su carta,
e, nella parola che, da poco,
ha trovato la sua linea d’inchiostro sulla carta.
E mi svuoto tra il tuo scrigno di asole libere,
ricreato in te, a cascate di rotondi muscoli pulsanti di sole.
È nei suoi involontari moti che culla la tua anima,
ed è aggregato, in quel che vita prende,
da mani che han immaginato oltre la mente e i suoi viaggi.
In un’autostrada trafficata di incognite al casello dei sogni.
Se vi è una cosa che vi lega
è in quello stesso filo di luce.
E se esso è scuro come la notte,
è nel tuo creare che trova posto il giallo solare.
E se esso è scuro come la notte,
diviene timore superato,
dal giallo di un sole che ha trovato il suo bordo.
Non son che profili annodati fra due lembi,
quelli che potrebbero separar i petti dal mondo,
ma se tu li reinventi quei profili, senza più agganci, diventan aperture.
Guardo la mia mano, me lo ritrovo addosso…
hai staccato il primo di un cappotto
che finalmente apre alla primavera dei sogni.
È con un sole assonnato che siam partite.
È dopo un sole giallo oro che riprende il viaggio nostro.
È questo che contorna i tuoi occhi
e alcune pennellate folli ne riempiono i miei.
È con un sole che va a dormire,
che lasci asole libere in quel mondo,
ed è tra esse che lego il mio filo,
abbracci di cascate che tornano con me.
Asole liberate.
Giallo in viaggio verso quello che non sarà cardinale di tramonto.
E, nel filo di luce, via ogni cucitura che intrappola.
Guardo la mia mano, me lo ritrovo addosso…
hai staccato il primo.
Al suo posto un po’ del tuo oro di sole,
e tu che reinventi profili,
togliendo appigli senza mai sentirti arrivata.
Ed è in questo che cola la libertà.
E passa spalmata sull’anima come scanner di vita.
Autostrada senza traffico se non di incognite pulsanti.
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